Manutenzione del sentiero Deserto – Dona di Prata

Il circolo Legambiente Valchiavenna Onlus, ha chiesto anche per il 2009 al Comune di Chiavenna di poter ricevere un contributo per la pulizia che faremo sicuramente anche nell'autunno di quest'anno, ripetendo e magari ampliando il nostro intervento su questo pregevole percorso.

Questo infatti a causa della vicina linea elettrica, spesso diventa impraticabile. Lungo il tracciato di questa linea, che da Prosto arriva a Prata Camportaccio, vengono periodicamente abbattuti gli alberi e l’abbondanza di luce favorisce la crescita di diversi cespugli in corrispondenza del tratto di sentiero che la costeggia. La stessa cosa è accaduta in un'altra parte del sentiero, dalla quale era stata tolta la copertura degli alberi. Qui infatti quando abbiamo organizzato la prima pulizia, si faceva fatica a passare a causa della crescita incontrollata di rovi ed erba. Abbiamo pensato di mantenere percorribile questo sentiero in quanto ci sembra un buon percorso anche per tutte quelle persone che non sono proprio dei grandi camminatori.

Inoltre ci pareva importante fare in modo che, anche chi non ha voglia di camminare troppo a lungo o magari non ne ha il tempo, potesse avere comunque un contatto con la natura. Qui infatti crescono boschi di carpini, tigli e castagni, che si sono adattati a sfruttare ogni minima traccia di terreno creatosi nei millenni, sull’antica frana della Val Condria, costituita da giganteschi massi staccatisi dalla sponda della montagna dopo l’ultima ritirata dei ghiacciai. In quest'area è anche possibile osservare diverse specie di uccelli e di piccoli mammiferi tra cui scoiattoli e mustelidi e, soprattutto quando piove, capita di incontrare anche degli anfibi come le salamandre pezzate o addirittura le rane (di cui non conosciamo la varietà di appartenenza), le quali ci si chiede dove vadano a trovare l’acqua necessaria ai loro cicli vitali in zone dove prevalgono le pietre come queste. Seguendo il percorso, una volta sup erato il ruscello che costeggia il Deserto, si giunge ad un punto panoramico che sovrasta uno dei blocchi di roccia più grossi di questa frana, sotto il quale si è creata una piccola caverna, e dal quale si può vedere tutta Chiavenna e parte del Comune di Mese. Proseguendo si arriva di fronte ad un notevole dislivello roccioso, costituito da una parete verticale di roccia basaltica, sulla cui sommità in tempi antichi fu costruito un edificio rurale interamente in pietra, di cui si possono ancora vedere le rovine direttamente dal sentiero. Da questo imponente fronte roccioso, che costituisce il confine tra il Comune di Chiavenna e quello di Prata Camportaccio, spesso scendono delle cascatelle di acqua che nei mesi più freddi, creano delle bellissime composizioni di candide stalattiti di ghiaccio. Oltrepassata questa zona piuttosto ombrosa, si passa su un versante più soleggiato dove sono presenti numerose querce e pini silvestri. Risalendo il pendio, dopo aver costeggiato un gigantesco muraglione di contenimento, costruito esclusivamente con la sovrapposizione di blocchi di pietra dalle dimensioni sorprendentemente grandi, si giunge ad una lunghissima scalinata. Questa, costruita in epoca più recente in cui già si faceva utilizzo abbondante del cemento, sosteneva dei binari. Su queste strutture correvano i carrelli per il trasporto della roccia derivante dallo scavo di un lungo tunnel idroelettrico, proveniente dalla diga di Villa di Chiavenna.
In prossimità del punto in cui il nostro sentiero si interseca con la scalinata, c’è anche la diramazione che conduce verso il paesino di Lottano. Probabilmente oggi quasi più nessuno utilizza quel ramo del sentiero poiché Lottano è raggiungibile in macchina da Prata. Un tempo invece per chi da Lottano doveva andare a Chiavenna questo costituiva il passaggio più breve. Legambiente per ora ha seguito la pulizia del ramo inferiore che invece conduce alle incisioni rupestri della Dona di Prata, risalenti a migliaia di anni fa. Per giungere in questo punto panoramico, si passa attraverso altri giganteschi massi, molti dei quali sono chiari, indicando la loro natura granitica e la provenienza dalle parti più alte della Val Bregaglia. Si tratta infatti di massi erratici, trasportati per chilometri dal poderoso flusso della massa glaciale e abbandonati dopo il suo ritiro.
Giunti in prossimità della Dona di Prata, si possono osservare le incisioni, scolpite nella roccia, proprio sul ciglio di un vertiginoso strapiombo, in prossimità del quale diversi anni fa si staccò una frana, che per fortuna non ha interessato la zona su cui sono incise le testimonianze di un’antica cultura. Osservando quei misteriosi segni di cui ormai è impossibile dare delle interpretazioni certe, viene spontaneo immaginare quale tipo di panorama si presentasse a quelle persone, vissute in un epoca in cui l’uomo non era ancora in grado di modificare, così profondamente come oggi, il paesaggio che ci circonda. Legambiente, sempre se gli enti locali interessati saranno d’accordo, si impegnerà per fare in modo che la pulizia e la manutenzione di questo percorso diventino un appuntamento fisso.