La coltivazione della patata in montagna

“La coltivazione della patata come strumento per riavvicinarsi al proprio territorio e alle sue risorse”.

Il Circolo Legambiente Valchianna sta mettendo a punto un progetto di
rivalutazione e riscoperta dei legami col territorio attraverso le coltivazioni tradizionali delle nostre montagne, ormai sempre più abbandonate.

Questa attività sta coinvolgendo la nostra sezione attraverso il ricupero di alcune
piccole aree agricole nella frazione di Starleggia.
La coltivazione della patata è oggetto (e strumento!) di questo nostro progetto, attraverso il quale vogliamo riflettere e far riflettere sul nostro rapporto con la terra e col nostro territorio.

La coltivazione della patata a Starleggia.
Perchè Legambiente Valchiavenna la coltiva?
Che significato ambientale e sociale ha?

Fino agli anni Sessanta circa in montagna venivano coltivate le patate per motivi di sussistenza, mentre nei decenni successivi i campi furono abbandonati.
Il paese di Starleggia (Campodolcino) aveva una patata rossa particolarmente buona, che oggi è anche nell’elenco dei prodotti tipici della Regione Lombardia.

La prima associazione valchiavennasca che ha ripreso a coltivare la patata di Starleggia è stato l’Operazione Mato Grosso ed è stata seguita da Legambiente Valchiavenna onlus che ha iniziato nel 2009.

Perché coltivare le patate a Starleggia:
1) Tutela della biodiversità ambientale: il mantenimento dei campi si contrappone all’avanzamento del bosco e dunque ad una omologazione paesaggistica che porta ad una diminuzione di specie di animali e di vegetali.
2) Tutela della biodiversità agricola: continuare a coltivare la patata di Starleggia fa si che questa varietà locale non scompaia. In agricoltura si è assistito negli ultimi decenni ha un’enorme perdita delle varietà di frutta e verdura locali, a causa della predominanza dell’agricoltura intensiva e dell’abbandono della agricoltura di sussistenza. Le specie tipiche locali (come appunto la patata di Starleggia) sono super adattate alle condizioni ambientali nelle quali erano coltivate, e sono il frutto di secoli di semine selettive dei nostri avi, legate perciò anche loro alla cultura e patrimonio locale.
3) Mantenimento del paesaggio che è stato modificato dall’uomo da secoli ed è segno di una presenza dell’uomo di una volta che era in sintonia con l’ambiente.
4) Mantenimento di tradizione agricole montane che sostengono la formazione di un’identità non omologata a modelli metropolitani
5) Riscoperta del valore del lavoro fatto insieme
6) Coltivare la patata a livello associativo e non individuale si adatta al contesto sociale odierno. Infatti le varie associazioni (per esempio sportive) potrebbero organizzare giornate di lavoro per la coltivazione di questo tubero, per creare momenti di socialità per l’associazione stessa: allo stesso tempo però si avrebbe un ripristino ambientale ed anche u piccola entrata economica per l’associazione in quanto le patate possono essere vendute ai simpatizzanti e tesserati dell’associazione.

Fasi di coltivazione:
• Pulizia del campo abbandonando togliendo le sterpaglie, erba, radici e passando con la motozappa per rivoltare e pulire la terra.
• Concimazione del terreno con letame
• Creazione con le zappe di solchi poco profondi dove seminare le patate (maggio)
• Piantumazione delle patate nel solco a distanza circa di 25 cm l’una dall’altra (quelle più grosse si possono tagliare a metà)
• Copertura con la terra delle patata piantate e veloce passaggio con il rastrello per livellare il terreno
• Durante l’estate si tiene pulito il campo dalle erbacce
• Raccolta patate (verso la seconda metà di settembre)

Per maggiori informazioni su questo progetto chiamare Antonello al 349.3818773