Conseguenze dell'uso delle motoslitte nell'ambiente montano

Legambiente Valchiavenna onlus e CAI Chiavenna colgono l’occasione della gara nazionale di motoslitte che si terrà a Madesimo il 24 gennaio per sensibilizzare l’opinione pubblica sugli impatti negativi che l’uso della motoslitta ha per l’ambiente montano. “Con questo articolo non si vuole entrare nel merito della gara, ma come associazioni ambientaliste in occasione di tale evento non possiamo non ricordare alla collettività che l’uso delle motoslitte ha una contropartita ambientale molto negativa”. Ecco di seguito gli impatti negativi sull’ambiente naturale montano, per chi lo frequenta in modo sostenibile e qualche considerazione di carattere etico morali sperando possano essere spunto di riflessione e non di scontro qualunque sia la vostra opinione al merito.

Disturbo agli animali di giorno e anche di notte che impauriti scappano in modo dissennato.
Nella stagione invernale le specie stanziali affrontano le avversità concentrandosi nei siti che permettono di continuare ad alimentarsi di quel poco che offre ancora la natura con il minimo dispendio energetico. Ciò vuol dire spostamenti in zone di svernamento abbastanza localizzati e sempre meno diffusi man mano che crescono le caratteristiche alpine dell'habitat ospitante. Nelle Prealpi gli animali hanno molte nicchie ecologiche o alternative durante l'inverno, mentre molto inferiore è la disponibilità di siti idonei in situazioni come la Valle Spluga. Se un percorso per le motoslitte o peggio vari percorsi, anche individuali, interessano un quartiere di svernamento, è inevitabile lo spostamento dei soggetti verso un sito con minori fattori di disturbo. Ciò determina un fattore di stress ed un notevole dispendio energetico, che, specialmente in occasione di periodi molto freddi, può non essere compensato dalle magre risorse alimentari a disposizione, determinando una riduzione delle riserve di grasso dell'animale, che può anche risultare fatale.

Inquinamento atmosferico e idrico come qualsiasi mezzo motorizzato inquinano l’aria che almeno ad alta quota si vorrebbe preservare pulita. Inoltre parte delle sostanze tossiche dello scarico del motore vanno a depositarsi sulla neve, facendo si che essa sciogliendosi intacchi la purezza dell’acqua dei torrenti e delle falde rendendola inquinata già in partenza. Inoltre il passaggio delle motoslitte sulle zone umide d'alta quota se non sufficientemente protette dallo strato di neve, origina danni da compressione con solcature rimarginabili solo dopo decenni.

Disturbo a chi va in montagna in modo sostenibile e cioè con le proprie forze (ciaspole, scialpinismo,passeggiando). Costoro lo fanno per immergersi nella natura per ricercare tranquillità e aria pulita. Le motoslitte fanno molto rumore e lasciano una scia di puzza che rimane nell’aria per molto tempo. In alcuni tratti dove ci sono cunette o curve c’è il pericolo che camminatori e motoslitte lanciate ad alta velocità si scontrino a discapito dei pedoni.

I tracciati dove le motoslitte passano ripetutamente fanno si che la neve si compatti di più, ne consegue che la neve sui tracciati impieghi più tempo a sciogliersi. Dove ci sono i tracciati delle motoslitte c’è una diminuzione della crescita erbosa e delle prime fioriture. In montagna il periodo vegetativo è già breve e questa alterazione lo rende ancora più breve compromettendo lo sviluppo dei primi fiori primaverili e dunque della biodiversità.
Inoltre in alcuni casi i tracciati vengono fatti prima dell’inverno togliendo la cotica erbosa per identificarli. Quando la neve non c’è più rimane una fetta di striscia di terra nuda, che a causa della lentezza vegetativa di alta montagna non riesce più a ricostituirsi lasciando una striscia di terra che oltre a rovinare il paesaggio è altamente più esposta all’azione erosiva di acqua e vento.

I regolamenti comunali prevedono per avere il rilascio del permesso, il rigoroso rispetto dei percorsi consentiti che dovrebbero essere i più brevi per raggiungere i propri possedimenti in quota e quindi un uso di servizio lecito e plausibile ma non certamente ludico; per la parte ludica esiste il circuito Madesimo-Andossi-passo Spluga.
Purtroppo però la potenza di questi mostri meccanici unita all’ignorante arroganza di alcuni conducenti spinge spesso ad uscire dai tracciati consentiti per compiere impensabili evoluzioni su pendenze impossibili, frutto solo della potenza del motore e delle caratteristiche del “nastro”, in totale assenza di sicurezza in quanto inconsapevoli del rischio valanghe e delle insidie dell’alta quota.

Testimonianze. Si sono visti bolidi anche in ore notturne e si son trovate le loro ingloriose traccie in alta quota e solo per citare testimonianze certe si elenca: l’intero pian dei Cavalli fin al Pizzo Bardan, dalla val Loga fin al ghiacciaio del Pizzo Ferrè, tutta l’area dell’alpe Piani passando per Borghetto fino ai laghi del Baldiscio, Val Bodengo fino a corte Prima, area meridionale del gruppo Suretta e lago d’ Emet sorvolando sulle scorribande qua e là a quote varie.

Considerazioni. Attenzione queste gesta non sono episodi sporadici! Simili comportamenti se non contrastati e ridimensionati agli occhi delle nuove generazioni possono assurgere a modelli da emulare.
Sicuramente se si sapesse che sulle strade girano in sella a dei bolidi da competizione degli aspiranti “Valentino Rossi” che pur consapevoli delle regole le disattendono sistematicamente la levata di scudi sarebbe generale. Gente apriamo gli occhi le montagne sono nostre come le strade e chi vuol giocare senza regole o meglio senza rispettarle è da mettere fuori gioco!
Esiste un percorso Circuito e se l’aspirante “Valentino” vuole divertirsi quello è il suo posto.
Con questa affermazione non si vuole dare legittimazione al Circuito che è ritenuto dagli appassionati esaltante ed unico nelle alpi, mentre è un vero scempio ambientale per gli altri. Chi vuol farsi un’opinione provi una domenica a recarsi a passeggiare agli Andossi poi riferisca. Il circuito però c’è e in questo momento la priorità ha confini diversi e porta su terreni di tipo educativo, legislativo ma sopratutto esecutivo per quanto concerne la vigilanza del rispetto delle regole.

In conclusione. Per tutti questi motivi la nostra voce vuole unirsi e dare continuazione agli sforzi di CIPRA Italia, Legambiente, Lipu, Italia Nostra, Mountain Wilderness Italia, Cai centrale e WWF Italia, che a seguito delle numerose battaglie di Mountain Wilderness Italia portate avanti negli anni per una limitazione nell'uso di tutti i veicoli a motore in montagna, unitamente richiedono al Governo, al Parlamento ed ai Ministri competenti una definitiva regolamentazione che preveda l’inserimento della voce motoslitte all’art. 53 (capo primo e successivi articoli) del Codice della strada. Esso rappresenta il primo ed indispensabile passo per ottenere in seguito, dalle Regioni e dai Comuni montani, regole precise che limitino l'impatto ambientale ed i rischi di incidenti per coloro che frequentano la montagna d'inverno.

Link:
- news da altri comuni
- manifestazione al passo spluga 2009
- lettera aperta sulle motoslitte 2007