
Come prima opinione ci preme dire che, al di là dell’inquinamento avvenuto o meno, è mancata l’informazione alla cittadinanza su quanto stava avvenendo, e questo, secondo noi, sarebbe stato compito del Comune. I cittadini vanno avvisati su accadimenti che interessano il loro territorio, a maggior ragione in caso di eventi così visibili che creano (per fortuna e giustamente) forte preoccupazione. Il deflusso di acque torbide e maleodoranti, attuato senza fornire ai cittadini una spiegazione, manifesta mancanza di rispetto e considerazione nei confronti degli stessi.
GRAIA ci ha riferito che i campionamenti svolti all’acqua prima che avvenisse lo svaso avevano una densità di limo che rientrava nei parametri di legge. Quando l’acqua è stata rilasciata i campionamenti sono stati effettuati a Campodolcino (vicino al ponte che porta al campeggio). Anche in questo caso i valori del limo erano al di sotto dei 10 grammi al litro previsti per legge. Questa concentrazione di limo relativamente bassa, tuttavia, è stata ottenuta grazie al rilascio dalla diga di Isola di una quantità d’acqua 10 volte superiore alla norma: la concentrazione di limo presente nelle acque dalla confluenza con il Liro, dunque, rientrava nei parametri di legge anche perché fortemente diluita con i rilasci effettuati dalla diga di Isola. GRAIA, inoltre, riferisce che i danni ambientali sono causati non solo dalla densità di presenza di limo ma anche dalla durata dell’operazione di svaso, e in questo caso è stato molto breve essendo iniziata martedì mattina e terminata giovedì.
Legambiente si domanda perché non è stato monitorato anche il tratto dalla diga alla confluenza con il Liro che era il più intensamente interessato dal rilascio di limo? A questa domanda chiamiamo a rispondere il “tavolo tecnico”, composto da ARPA Sondrio, ARPA Milano, UPS, Regione Lombardia, STER di Sondrio, il quale ha individuato in Campodolcino il luogo di monitoraggio delle acque, tralasciando il controllo del torrente Scalcoggia.
In un articolo l’Arpa sostiene che nei campioni prelevati non ci sono concentrazioni anomale di limo ma non precisa se questa affermazione si può estendere anche al tratto di torrente situato subito sotto alla diga. È difficile ipotizzare, infatti, che l’alta concentrazione di limo (non diluito dall'acqua dell'invaso di Isola) presente in questo tratto del torrente non abbia spazzato via la vita acquatica e compromesso l’ecosistema. Se il tavolo tecnico ha deciso che il campionamento andava fatto a Campodolcino - ove secondo i parametri di legge non si hanno danni - non vuol dire che non ci siano stati danni altrove, dove il campionamento, chissà perché, non è stato effettuato.
Resta il fatto che, con buona probabilità, lo Scalcoggia dalla diga in giù si può definire morto. Esso riprenderà a vivere col tempo e, forse, grazie anche a qualche pesce immesso dall’Edipower. Ma la vitalità dell’ecosistema acquatico non si ripristina solo immettendo dei pesci, è ben più complessa e richiede tempo. Il fatto che rimuovere il limo estraendolo dalla diga e non facendolo defluire comportasse alti costi è un problema dell’Edipower, società che gestisce la diga: non si può limitarsi allo sfruttamento di un bene pubblico per utili privati, e contemporaneamente esternalizzare i danni provocati dalla gestione (anche se, stando a quanto dicono i tecnici, in questo caso i danni hanno interessato solo tratto di alveo relativamente breve, circa 1 km).
Se la rimozione meccanica del limo dalla diga (con ruspe e camion) non è stata effettuata a causa dei costi economici, ci troveremmo di fronte a un caso ingiustificabile e di inaudita gravità: l’utile dell’uso delle acque viene privatizzato mentre il costo ambientale viene collettivizzato. Riteniamo questo modo di approcciare lo sfruttamento delle risorse naturali iniquo ed inaccettabile. È anche vero che i camion che trasporterebbero tutto quel limo creerebbero traffico e inquinamento ambientale, ma se la pulizia della diga fosse effettuata di più frequente e non ogni 9-10 anni, la quantità di materiale da portar via sarebbe minore. Pertanto Legambiente desidera esprimere la sua contrarietà verso questo modo di concepire la manutenzione degli impianti di sbarramento. O la pulizia viene svolta così di frequente che l’impatto del limo non ha nessun effetto negativo in nessun tratto del torrente, oppure bisogna provvedere in un altro modo. Non è accettabile che, sia per lunghi tratti (come nel caso della Mera del 1998), sia per brevi tratti, i corsi d’acqua fungano da valvola di scarico per il limo che le dighe hanno accumulato (sempre nella speranza che sia sempre solo limo), sapendo che un’alta concentrazione di limo è dannosa.
Tornando ai prelievi svolti prima dello svaso, è importante aggiungere che essi riscontravano una presenza di gasolio. Sebbene, a quanto pare, essa fosse scarsa, non si può sorvolare su questo dato di fatto, che deve chiamare Amministratori ed Enti ad un'assunzione di responsabilità e ad un approfondimento sull'origine di queste sostanze.
Apprendiamo, inoltre, dagli organi di stampa che tra qualche tempo avrà luogo anche lo svaso della diga di Villa. Auspichiamo che ciò non provochi nessun tipo di danno, neanche per un breve tratto della Mera, e che la popolazione di Villa e della Val Bregaglia si interessi fin da ora alle modalità di svolgimento di questa operazione. Auspichiamo, altresì, che Edipower e gli Enti preposti al controllo collaborino con la popolazione e forniscano tutti i dati necessari ad un rapporto tra concessionari e territorio improntato alla massima trasparenza.